Come mamma e papà, anche i più piccoli possono risentire del
cambio di stagione. Non si tratta di una sindrome vera e propria, ma di una
serie di malesseri che si possono evitare o limitare con qualche semplice accorgimento. DISTURBI DEL SONNO: I problemi dell’addormentamento sono tipici della primavera: l'esposizione prolungata alla luce inibisce la produzione di melatonina, l’ormone che regola il ciclo sonno-veglia e che si attiva al buio. Inoltre, il bambino in primavera è molto più attivo, magari si scatena ai giardinetti fino a tardi, e poi ha più difficoltà a spegnere i cosiddetti centri della veglia. Per garantire sonni tranquilli anche in primavera basta modificare gradualmente le abitudini familiari, incoraggiando il piccolo alle uscite e ai giochi all'aria aperta, ma senza stravolgere repentinamente, la 'tabella di marcia' della sua giornata. Insomma: non bisogna passare direttamente da una sorta di letargo all’iperattività
STANCHEZZA : ln primavera aumenta invece la produzione di
serotonina: detta anche "molecola della felicità" o
"neuromediatore del benessere", procura un senso di allegria. Ma è
anche responsabile degli sbalzi d'umore, appetito o sonno tipici della
primavera: l'orologio biologico interno fatica a sincronizzarsi alle variazioni di luce e temperatura. A ciò si aggiunge la classica astenia primaverile, un senso di stanchezza dovuto al ridotto apporto di magnesio come conseguenza del minor consumo di frutta e verdura fresche nel periodo invernale. Ai bambini che soffrono di questi disturbi, si consiglia solitamente l’integrazìone di questo minerale, fondamentale nella produzione di energia, a partire da novembre o da dicembre per due o tre mesi.
VIRUS PARAINFLUENZALI : i virus del raffreddore, i cosiddetti ‘parainfluenzali’, sono ancora abbastanza diffusi in primavera: per la loro capitolazione si deve attendere l’estate. E gli sbalzi termici, tipici della primavera, ne favoriscono la propagazione. Hanno un effetto negativo sulle mucose dell’apparato respiratorio: le ciglia vibratili si muovono più lentamente e non riescono a bloccare l’ingresso del virus. Quindi, è necessario curare con particolare attenzione l’abbigliamento del bambino, in modo che non sia mai né troppo pesante, né troppo leggero, ma piuttosto a strati.
Si diventa allergici dopo i 3 anni di età, perché ci vogliono almeno 2 o 3 primavere prima che il bambino si sensibilìzzi ai pollini. ll disturbo può comparire anche dopo molti anni: allergici, insomma, non si nasce ma si diventa. L’allergia ai pollini è aggravata dall’inquinamento, che rende più sensibili le prime vie aeree dei piccoli. Oltinite, congiuntivite e asma sono i sintomi principali. ll cosiddetto raffreddore da fieno si distingue da quello virale per il muco molto liquido e chiaro, lo starnuto allergico e il prurito nasale. Spesso anche gli occhi lacrimano, tanto che si parla di rinocongiuntivi allergica. La terapia si basa su antistaminici, cortisonici topici e lavaggi nasali con soluzioni saline. L’asma, invece, si presenta come una momentanea difficolta respiratoria, dovuta l broncospasmo e all’infiammazione cronica delle mucose dei bronchi, determinata dalla reazione allergica. Durante l’attacco, il bambino ha accessi di tosse violenta, accompagnata da sibili e senso di soffocamento. ll rimedio di base è lo spray (o l’aerosol), contenente sostanze broncodilatanti, associato a cortisonici. Se il problema si è già presentato in passato, sono disponibili oggi diverse forme di prevenzione: dagli antistaminici, somministrati a partire da meta marzo, fino al vaccino sublinguale, La sua indicazione principa è proprio l’ allergia da polline di graminacee, perché in questi casi ha una percentuale di successo molto elevata (60-70%). La cura prevede la somministrazione di dosi controllate e crescenti dell’al1ergene per un periodo che va dai 3 ai 5 anni. A tutti i bambini che soffrono di sporadici attacchi d’asma durante l’inverno, in genere si consiglia di effettuare i test cutanei (a febbraio-marzo), per individuare un' eventuale causa allergica e, quindi, prevenirla.
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