Sviluppo del linguaggio nel bambino

Benessere del bambino

Ogni bambino nasce gia con l’abilita di esprimersi: riceve i segnali linguistici che gli altri gli inviano e, nello stesso tempo, interagisce con loro. In questo scambio la mamma è l’interlocutrice privilegiata.

Sviluppo del linguaggio nel bambino

Quando era nel pancione, il piccolo ha imparato a riconoscere la sua voce e a muoversi al ritmo delle sue parole. E, fin dalle prime settimane di vita, inizia un suo percorso linguistico che i genitori possono “regìstrare” in un apposito diario.

Questo semplice strumento può infatti aiutare mamma e papà a fare il punto sullo sviluppo comunicativo del piccolo, visto che si tratta di una capacità importantissima, che può porre, a volte, qualche problema di valutazione ai genitori. Molti, infatti, sono portati a fare paragoni, senza tener conto che ogni bambino hai suoi ritmi di apprendimento.

E potrebbero, magari, sottostimare i progressi reali del figlio. Invece, rileggendo le proprie note, è più agevole rammentarsi delle sue quotidiane conquiste e rendersi conto che certe preoccupazioni sono infondate.

Realizzare un diario di questo tipo è facilissimo: basta acquistare un’agenda settimanale e riportare su di essa qualche appunto ogni quindici giorni. Di sei mesi in sei mesi, a si possono gia fare dei “bilanci” sulle facoltà linguistiche del proprio bambino.

Sarà inoltre un prezioso oggetto da conservare e far vedere al bambino più grandicello per fare insieme qualche risata sulle prime parole pronunciate magari storpiate.

0-6 mesi LINGUAGGIO PRE-INTENZIONALE
Appena nato, il piccolo comincia subito a comunicare. Come? Con il pianto, i sospiri, i movimenti che accenna con la bocca, le espressioni del viso e tutta la gamma dei versetti e gorgoglii che servono per richiamare l’attenzione degli adulti o esprimere uno stato d’animo, come la stanchezza, la gioia o l’irritazione, o per manifestare una necessità, come il sonno o la fame.

Nei primi quattro mesi di vita, il piccolo impara a reagire alla voce della mamma, che riconosce e predilige fra tutte. Non solo: fissa il suo viso, sorridendo ed emettendo versetti. Dai quattro ai sei mesi inizia a interessarsi anche agli oggetti.

In questa primissima fase dello sviluppo linguistico è bene che la mamma gli parli con calma e con calore, per catturare la sua attenzione e interagire con lui, ponendo le basi della relazione. Si tratta di un periodo in cui è normale che la mamma compia istintivamente alcune verifiche, valutando se il piccolo la segue con lo sguardo o se reagisce agli stimoli verbali che lei gli rivolge.

Non c’è comunque da preoccuparsi se il bambino non possiede ancora un ampio repertorio di vocalizzi anche per quanto riguarda le prime esperienze di linguaggio, proprio come accade per la coordinazione dei movimenti, tutto dipende dallo stadio di maturazione dei centri nervosi, che seguono un ritmo di sviluppo variabile da bambino a bambino.

Tuttavia, l’assenza di alcuni comportamenti tipici per l’età richiede senz’altro qualche approfondimento.

Attenzione, quindi, in questi casi: se il piccolo non sorride, non produce alcun suono, non guarda la mamma mentre lei gli parla o non reagisce alla sua voce, è opportuno rivolgersi al pediatra per fare il punto della situazione.

6-12 mesi COMUNICAZIONE INTENZIONALE

In questo periodo il bambino impara a rivolgere lo sguardo anche verso adulti che non siano i genitori e comincia a fare gesti che indicano chiare intenzioni comunicative: scuote per esempio la testa per dire di no o indica con il dito un oggetto perché lo vuole.

Compaiono anche gesti simbolici, come quello di fare ciao con la manina.

Atti che nel loro insieme hanno la stessa valenza delle parole. A questa età, il bimbo reagisce sentendo il suo nome, imita i versi degli animali e i rumori prodotti da alcuni oggetti (il “brum—brum” della macchinina, il “miao” del gatto, il “bau—bau” del cane. . .). Questa fase dello sviluppo linguistico è caratterizzata dalla “lallazione”, ossia dalla ripetizione di sillabe. Inoltre, il piccolo è già in grado di comprendere una cinquantina di parole di uso comune e semplici comandi.

La mamma può fargli scoprire il piacere di comunicare rivolgendosi a lui e accompagnando i giochi e i gesti della quotidianità con semplici frasi descrittive. In altre parole, può illustrargli la realtà che lo circonda, dando un nome a ciò che il piccolo vede o spiegandogli ciò che fa mentre cucina, prepara la tavola, riassetta la camera. E non importa se il bambino continua a ricorrere solo ai gesti per farsi capire.

In un paio di mesi la situazione potrebbe evolvere velocemente, con un inatteso arricchimento delle facoltà linguistiche del bambino. Ciò che conta è rispettare i suoi tempi spontanei di apprendimento, evitando forzature controproducenti.

Comunque, è importante confidare le proprie ansie al pediatra, per ricevere rassicurazione e non sottoporre il piccolo a inutili pressioni.

Attenzione, tuttavia, ad alcuni segnali: se, in questa fase di età, il piccolo non sviluppa una gestualità orientata alla comunicazione, non comprende ordini semplici come “dammi quel giocattolo”, “fai ciao” o “batti le manine” e non emette neanche una sillaba, occorre il parere del-

lo specialista.

12-18 mesi FASE LINGUISTICA1

Il bambino inizia a usare le parole in relazione agli oggetti. Stringe per esempio la palla a sé e dice “è mia”. Compare anche il gioco del “far finta che…”: per esempio di telefonare, oppure di cucinare con una pentolina. Inoltre, il piccolo dice il proprio nome e chiede quello delle cose.

La mamma può aiutarlo ad arricchire il suo vocabolario, spiegandogli le parole che non capisce, ripetendogli quelle che pronuncia male e offrendogli esempi corretti. Insomma, nonostante la tenera età, è importante trattarlo come un vero e proprio interlocutore, dato che il piccolo conosce molte più parole di quante ne pronuncia.

Per incoraggiarlo al dialogo, è utile leggergli semplici fiabe o raccontargli storielle, che lo stimolano anche ad affinare il pensiero e a usare le parole in modo via via più corretto, sia sotto il profilo della pronuncia, sia dell’appropriatezza rispetto al contesto.

Comunque, quando il bambino comunica e si fa capire, non è il caso di preoccuparsi se si limita a pronunciare un ristrettissimo numero di parole. Il piccolo, infatti, potrebbe essere un parlatore tardivo, che diventerà un chiacchierone da lì a poco.

Se, invece, la produzione linguistica è ancora del tutto assente, è bene rivolgersi al pediatra, che valuterà l’opportunità di un consulto da parte del logopedista.

18-24 mesi FASE LINGUISTICA2

Per il bambino ha inizio il periodo del “perché”, che lo porterà a un rapido sviluppo del suo vocabolario. In capo a pochi mesi lo arricchirà infatti di 250-300 parole e imparerà a utilizzarne due o tre alla volta per esprimere un pensiero.

A questa età il bimbo comincia a comporre frasi con più parole in successione. Anche la sintassi si arricchisce, grazie all’uso di verbi, articoli e aggettivi. È importante offrirgli più opportunità per stimolare la sua espressività a patto che questi obiettivi vengano raggiunti in modo naturale e spontaneo, durante il gioco, osservando le figure di un libro, leggendogli un racconto o disegnando

Niente paura se il piccolo non pronuncia alcuni suoni, come “s” o “r”, o gruppi consonantici, quali “sc”, “pr” o “str”, se semplifica le parole o se inverte l’ordine di alcune consonanti e dice “cimena” invece di cinema. Se la sua pronuncia migliora quando la mamma lo corregge, è tutto a posto.

Attenzione, invece, se il bambino continua a omettere molti suoni o se pronuncia le parole in modo incomprensibile. In questi casi, è opportuno un consulto specialistico.

24-36 mesi DI COMPLETAMENTO

Il bambino, ormai, usa in sequenza logica nomi, verbi, articoli e pronomi per formulare frasi come “prendo l’orsetto e gli dò la pappa”.

Per favorire il consolidamento delle sue facoltà linguistiche, è essenziale che il piccolo possa socializzare e interagire con altri bambini.

Il disegno, l’espressione grafica e l’abitudine al dialogo in famiglia possono aiutarlo ulteriormente ad affinare le sue capacità comunicative. Niente paura se il bambino ha un piccolo ritardo di pronuncia relativo a qualche suono complesso, quale “gl” o “gn”, perché lo acquisirà più avanti, verso i 4 anni.

Attenzione, invece, se il suo vocabolario non si sviluppa e se non compare la capacità di costruire semplicissime frasi, come “dammi la palla”. Anche in questo caso è bene rivolgersi al pediatra e valutare l’opportunità di un consulto specialistico.