Primi ricordi


È stato ampiamente dimostrato: esiste una memoria prenatale.

A partire dal quinto mese di vita intrauterina il feto reagisce ad alcuni suoni ricorrenti in particolare la voce della madre non a caso il bambino nasce con una spiccata preferenza per la voce materna ascoltata nell’ultima fase della gravidanza e persino con qualche orientamento relativo e sapori condizionato dal ricordo dei cibi ingeriti dalla madre durante l’attesa i quali attraverso il liquido amniotico hanno stimolato i recettori fetali del gusto.

Alcuni esperimenti hanno provato che il neonato conserva una memoria oltre che della voce anche del battito cardiaco materno ciò spiega perché la maggior parte delle mamme tenga neonato con la testa appoggiata sul seno sinistro vicino al cuore e perché questo abbia sul piccolo un effetto tranquillizzante.

La prima a formarsi la cosa detta memoria procedurale.

In un certo senso si tratta di una sorta di memoria inconscia in gran parte movimenti compiuti dal piccolo. Gli adulti vi ricorrono quando compiono gesti quotidiani divenuti quasi automatici come allacciarsi le scarpe.

Attraverso il movimento il bambino inizia a memorizzare: le varie azioni lo portano a costruire schemi non solo motori. Ogni movimento è una sequenza di nessi temporali (per costruire una torre di cubi bisogna mettere prima quello della base e poi gli altri con una serie precisa di atti) e di nessi causali (se porto il cucchiaio alla bocca riesco a mangiare la pappa).

La memoria procedurale la più antica e robusta difficilmente si deteriora persino in
presenza di forme di demenza senile come l’Alzheimer.

L’azione del linguaggio

Con lo sviluppo del linguaggio comincia a prendere forma la cosidetta memoria semantica i suoni delle parole (mamma papà pappa) cominciano a essere associati a loro significato. Il linguaggio attiva immagini mentali di persone cose animali. Il piccolo dice gatto e la parola fa scattare la correlazione immediata con la rappresentazione dell’animale che ha in mente. La memoria semantica non sostituisce quella procedurale, avanzano parallelamente e in effetti sono legate a strutture nervose diverse. Questo tipo di memoria però essere soggetta a qualche deterioramento con il passare degli anni.
Ma a che età il bambino comincia ad avere dei ricordi veri e propri?
Prima di 3-4 anni si hanno per lo più ricordi basati su una scarsa consapevolezza. In seguito cominciano a prendere forma nella mente del piccolo scene episodiche proprio come singoli fotogrammi di un filmato. Si tratta comunque ancora di qualcosa di vago che è difficile distinguere dai racconti di mamma e papà così come da immagini fotografiche che si sono viste.
Per esempio un bambino afferma di ricordare il giorno in cui è stato regalato il suo orsetto preferito.

Può darsi che la gioia e l’emozione di quel momento si siano veramente impresse nella sua memoria ma il racconto che i genitori gli hanno fatto di quell’episodio e la foto scattata quel giorno che lo ritrae con l’orsacchiotto in braccio quanto avranno contribuito alla formazione di questo ricordo?
Se pure non si può ancora parlare di ricordi veri e propri anche nei piccolissimi le esperienze vissute lasciano delle tracce: si tratta di un insieme di sensazioni e impressioni comunque importanti che avranno un ruolo fondamentale per la sua crescita.

È difficile per esempio che un bambino di due o tre anni conservi memoria dei dettagli di una bella vacanza trascorsa con mamma e papà. Probabilmente però resterà dentro di lui la gioia di aver condiviso momenti spensierati con i genitori la sicurezza provata sulle spalle del papà mentre attraversava un torrente, la curiosità e lo stupore di fronte a scenari insoliti. Lo stesso ovviamente può accadere nell’eventualità di esperienze non felici se i genitori litigano spesso davanti a lui
pensando che è troppo piccolo per capire probabilmente quell’immagine non arriverà ad essere elaborata come un vero e proprio ricordo ma sicuramente rimarrà nel bambino l’atmosfera di disagio avvertito durante quelle sgradevoli circostanze. Il clima emotivo di ogni esperienza insomma sedimenterà dentro di lui e diventerà comunque parte del suo vissuto contribuendo in qualche modo la formazione del suo carattere della sua identità.

Dai sei anni l’autobiografia
Intorno ai 6 anni e di più verso il 8 anni la memoria si struttura diversamente. Con l’apprendimento della scrittura e le sollecitazioni degli insegnanti e raccontare la sua storia in prima persona inizia quella che viene definita memoria autobiografica a differenza della memoria biografica in cui genitori davano ordini ai ricordi ora è il bambino ad elaborarli riorganizzandoli secondo un meccanismo in cui sensazioni ed emozioni continuano a giocare un ruolo fondamentale.

L’imprinting
Una volta che il piccolo è nato come si struttura la sua memoria? L’imprinting è un meccanismo che fa memorizzare e riconoscere immagini e stimoli utili alla sopravvivenza. L’esempio più classico e quello delle piccole oche che vedono la madre subito dopo la schiusa e se ne imprimono l’immagine per sempre : riconoscere è fondamentale per essere accuditi nutriti protetti dai predatori. La memoria è qualcosa di molto più plastico che a mano a mano cambia forma e struttura nel tempo: ricordare può voler dire di volta in volta riconoscere evocare confrontare le informazioni nuove con quelle preesistenti.

Il ricordo più antico è la voce della mamma
Gli studi non hanno ancora stabilito con certezza se i neonati possono meno avere memoria delle musiche ascoltate nel pancione. Un esperimento ormai classico ha provato però che i neonati sono in grado di riconoscere la voce della mamma e preferirla rispetto ad altri. È stato utilizzato un particolare dispositivo che collegava un ciuccio a un registratore che riproduceva alcune voci di uomini e donne oltre a quella della mamma. I neonati presi a campione succhiavano in modo più energico proprio in concomitanza dell’emissione della voce materna. Questo si spiega col fatto che i neonati ascoltano nell’ultima fase della vita intrauterina la voce della madre trasmessa anche per conduzione attraverso gli organi interni mentre non arrivano percepire altre voci.